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Tags Archives: impianti dentali

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Impianto dentale: quando ci troviamo davanti ai dubbi

Hai un dente malato, ma non sai se è meglio sostituirlo con un impianto o tenerlo e curarlo. Il bivio c’è per tutti, prima o poi. Cosa è meglio? L’impianto o protesi dentale ha un’efficienza straordinaria in chi ha perso uno o più denti. Esteticamente, al giorno d’oggi, si ottiene un risultato particolarmente soddisfacente e pure a livello funzionale, ci si avvicina tantissimo ormai al funzionamento di un dente naturale.

Se pensiamo ai rischi, la protesi dentale è una tra le più sicure del corpo umano. Il successo si ottiene con percentuali che oscillano tra il 90 e il 100 per cento quando si hanno 16 anni. Con vita utile che può arrivare anche a 40 anni contro quella d’anca o del ginocchio che bisogna sostituire solitamente dopo 15 – 20 anni. Quindi un impianto dentale ha una vita doppia, solitamente, rispetto alle altre protesi. Naturalmente, i 40 anni di cui sopra valgono se il paziente si sottopone a controlli periodici e se segue le direttive del proprio dentista.

Meglio tenersi il dente e curarlo o mettere l’impianto?

Chiaro che la perfezione assoluta non è stata ancora raggiunta. E così anche un impianto dentale può andare incontro ad alcune criticità, in special modo nei pazienti che soffrono di diabete o che fumano tanto. Così come in quelli che hanno perso i denti per parodontite, per infezioni come la peri-implantite. Quindi, per essere chiari, è molto più facile prevenire e poi curare le malattie dei denti piuttosto che le ‘malattie’ degli impianti.

La risposta alla domanda dell’inizio, dunque, è che è sempre meglio provare a mantenere e curare il dente malato piuttosto che fare ricorso a un impianto. Non è questa la prima scelta. Naturalmente, prima di sottoporsi a un intervento di questo tipo, il paziente viene informato su rischi e benefici mantenendo il dente e curandolo o sostituendolo con la protesi.

Non si tratta di demonizzare l’impianto dentale, naturalmente. Anzi. Oggi risulta una soluzione ottimale, come abbiamo scritto poche righe più su. La soluzione plantare può infatti concedere una seconda opportunità alla zona. Esteticamente il lavoro oggi soddisfa tutti ed è di grande qualità. A livello funzionale, pure. Come qualsiasi cosa di ‘esterno’, però, non sarà mai come ciò che la natura ci fornisce direttamente. Una carie è curabile, lo sbiancamento dei denti si può fare periodicamente. Ci sono tanti modi per curare un dente o più denti malati. Se però si vuole ricorrere direttamente all’impianto, dopo aver saputo i pro e i contro, oggi gli studi dentistici italiani sono tutti all’avanguardia.

In particolare, per gli impianti dentali, i migliori professionisti li trovi a Terni.

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Impianti e ponti: in 3D le microlesioni si vedono subito

Impianti e ponti: i vantaggi visti in 3D

Ora è possibile scoprire se ci sono crepe sui ponti dentali o sugli impianti prima che si propaghino e diventino quindi irrecuperabili. Merito di una nuova tecnologia, sviluppata oltreoceano, negli States, che utilizza il 3D.

Per arrivare a questo risultato, si è lavorato alacremente all’Università del Texas, ma il risultato valeva tutto lo sforzo fatto: si riescono a vedere lesioni microscopiche e impercettibili in altro modo. Il che permette poi di porvi riparo prima che il danno peggiori.

La ricerca è approdata sulle pagine di ‘Nature Communications’. Non solo, adesso, gli operatori del settore saranno in grado di riparare prima che sia impossibile, ma saranno capaci di sviluppare ponti e impianti più resistenti, con materiale migliore. Ma come si è svolto l’esame obiettivo?

Michael Demkowicz ha guidato un’equipe che ha osservato, con il più potente dei microscopi, una piccolissima fessura al Laboratorio Nazionale delle Argonne. Poi, il gruppo ha assistito al suo propagarsi, riuscendo dunque a individuare i punti deboli lungo il suo percorso.

L’esperimento in sintesi

È stato utilizzato per l’esperimento un metallo, in quanto materiale che si danneggia particolarmente e facilmente a causa dell’idrogeno, in particolare quello che si trova in acqua. Il processo si chiama ‘infragilimento da idrogeno‘.

E provoca fratture improvvise. In realtà, questa cosa si sa da 150 anni, ma solo adesso si riesce a capirne il modo di agire.

Peter Kenesei, uno degli autori dello studio, a questo proposito spiega: “Siccome il meccanismo di infragilimento da idrogeno è ancora ai più sconosciuto, gli ingegneri devono progettare usando materiali per coprire qualsiasi frattura improvvisa, facendo aumentare i costi”.

Finora era possibile analizzare i danni solo una volta che avvenivano. Grazie alla nuova tecnica, potrebbe esserci una prevenzione più efficace e meno costosa.

“È molto meglio che arrivare sulla scena del crimine dopo che il delitto è già stato compiuto” ha usato una metafora Demkowicz.

I ricercatori hanno potuto analizzare le micro crepe in una lega di nichel, identificando ben 10 microstrutture che potrebbero rendere i metalli più forti e meno esposti al danno da idrogeno.

Ci vorrà tempo prima di assistere all’arrivo di questa tecnica per ponti e impianti dentali negli studi odontoiatrici. Le microlesioni sono più complicate da capire della struttura a doppia elica del Dna. Parola di ricercatori.

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