‘Morso profondo’: che cos’è e quali disturbi provoca
Che cos’è il ‘morso profondo‘? È una delle principali malocclusioni, ma spesso viene considerato come una imperfezione estetica. Si temporeggia, insomma, e spesso si desiste dal sistemare questo problema di salute. Che dà fastidio alla masticazione e alla pronuncia, ma che provoca anche le apnee ostruttive notturne. Intervenire al più presto è dunque utile.
Quando si soffre di ‘morso profondo‘ significa che gli incisivi dell’arca superiore coprono eccessivamente quelli inferiori. La condizione normale di copertura è di 2 millimetri, quando si arriva a 4 o più siamo nella condizione di cui stiamo parlando (morso profondo o coperto). Ci sono casi in cui gli incisivi superiori arrivano addirittura a toccare la gengiva vestibolare degli incisivi inferiori, mentre quelli inferiori possono toccare pure il palato. Si creano in questo modo lesioni alle mucose e danni ai tessuti di sostegno dei denti che possono essere gravi.
Quali sono i sintomi del ‘morso profondo‘? Oltre all’aspetto puramente estetico, ci sono diversi aspetti della salute orale: difficoltà a masticare, respirazione e pronuncia di alcune parole, più possibilità di carie e maggiore predisposizione alla parodontite. A causa del ‘morso profondo‘, che provoca un muro nella parte anteriore della bocca, la mandibola cresce più indietro, determinando un’invasione del tratto aereo posteriore (Pas), con conseguente riduzione del flusso respiratorio con l’insorgenza delle apnee ostruttive del sonno (Osas).
Anche la postura risente del ‘morso profondo’
Attenzione poi ad altri problemi che possono essere causati dal ‘morso profondo‘: posturali e alla colonna vertebrale. La posizione del cranio, rispetto alla colonna vertebrale, non è stabilita soltanto dai muscoli del collo, ma anche da un sistema formato dai muscoli sottoioidei, dei sopraioidei e dagli elevatori della mandibola. Quest’ultima, insomma, ha un ruolo fondamentale nella postura che finiamo per assumere. Solitamente, chi è affetto da ‘morso profondo‘, è curvo. A causa della postura del capo, il paziente può anche presentare un’accentuazione della lordosi cervicale e dolori nella zona cervicale.
Per curare al meglio il ‘morso profondo‘, prima si interviene e meglio è. Dai sei anni fino all’età dello sviluppo è molto importante iniziare una terapia ortodontica. E il motivo è presto detto: essendo una problematica di natura scheletrica, se si usano apparecchiature ortodontiche funzionali (con apparecchi mobili) mentre si sviluppano le ossa del bambino e poi del pre-adolescente, è molto probabile che si guidi la crescita verso un’occlusione fisiologica che elimini il ‘morso profondo‘ in via di formazione. Se si interviene a sviluppo ultimato, non si potranno più modificare i rapporti ossei esistenti, se non con interventi di chirurgia maxillo-facciale, e il trattamento sarà limitato alle strutture dentali.
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Allineamento dei denti: fino a che età è possibile?
C’è un’età limite per correggere i denti storti? Entriamo nel campo dell’estetica dentale, che interessa sempre più persone. Desiderose di sapere se sono ancora in tempo per correggere l’allineamento dentale. Più in generale, si tratta di un quesito che la società contemporanea pone a tutti: come possiamo apparire belli? Di conseguenza, c’è stato un forte aumento nella richiesta delle terapie giuste per migliorare il sorriso, che deve essere usato nei selfie, in particolare. Ma anche nella comunicazione vis-a-vis.
Ecco: se prima erano i bambini a richiedere questa terapia ortodontica (e, per loro, i genitori), oggi sono sempre di più gli adulti a volere un sorriso impeccabile. Ma possono ancora riuscirci? La risposta è sì. I denti storti si possono allineare a qualsiasi età utilizzando le stesse tecniche usate per i bambini. La procedura che va per la maggiore è quella dell’ortodonzia fissa, che viene realizzata con attacchi fissati temporaneamente ai denti e un filo a memoria di forma che permette alla nostra dentatura di tornare (o di essere per la prima volta) allineata.
Quanto dura? Solitamente si va da uno a due anni, con controlli dal dentista che devono essere periodici. Bisogna essere consapevoli che questo non è un intervento che passa inosservato. Si può optare per gli attacchi in ceramica, che più facilmente si ‘nascondono’, ma non scompaiono. Ma allora da adulto devo girare con l’apparecchio è la domanda successiva che nasce spontanea? No, esiste un’alternativa non visibile, non sempre possibile. Si chiama ortodonzia fissa linguale: gli attacchi e il filo si posizionano sulla superficie intera dei denti: nessuno li noterà. La terapia ha la stessa durata: da 12 a 24 mesi.
La terza via per l’allineamento dei denti
C’è poi la terza via, più moderna. È utilizzata da pochi anni. Si procede all’allineamento dei denti attraverso le mascherine allineatrici trasparenti, che vengono indossate nella bocca come si trattasse di tanti bite. Si creano in laboratori specifici, in serie numerata, attraverso un sistema governato da un software. L’allineamento è possibile cambiando mascherina ogni 15-20 giorni. Di che materiale sono fatte queste maschere? Sono in resina trasparente, quindi invisibili all’esterno. Bisogna però tenerle almeno 23 ore al giorno, dunque vanno tolte esclusivamente per il tempo in cui si mangia e in cui ci si lava i denti.
Tre possibilità, dunque, per allineare i denti a qualsiasi età. Tenendo presente che ogni caso è diverso in età adulta. E dipende dalle condizioni cliniche di partenza, ma soprattutto dalla collaborazione e dalle motivazioni del paziente, trattandosi di terapie comunque lunghe e dispendiose.
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Ortodonzia: quando la prima visita?
Quando iniziare con l’ortodonzia in un bambino? A che età? Sappiate che in giovane età è più semplice, rapido e meno invasivo intervenire in caso di un comportamento orale scorretto piuttosto che da adulti, quando gli effetti negativi si sono sommati e sono probabilmente peggiorati. A quel punto, da grandi ma anche da adolescenti, potrebbe essere obbligatorio ricorrere alla chirurgia.
Quando portare il proprio bambino dal dentista per la prima volta? Studi recenti che arrivano dall’America dicono: ‘First tooth, first visit!”. Ossia, primo dente, prima visita. E non è un motto sbagliato. E’ infatti necessario fin da subito che si instauri un rapporto di fiducia, sereno e magari anche divertente tra il piccolo paziente e il dottore. In questo modo, si evita una odontofobia che, negli anni, non può che peggiorare (proprio come le malattie dei denti).
Non solo questo, naturalmente. Una visita al più presto, dai primi anni d’età, è importante perché già in questo momento un essere umano raggiunge il 91% delle dimensioni definitive del cranio, l’80% di quelle della mascella e il 70% di quelle della mandibola. C’è poi il passaggio fondamentale dai denti da latte a quelli permanenti. Si possono creare delle specie di ingorghi tra i primi che cadono e i secondi che nascono. Da adolescenti, la conseguenza è avere i denti storti e tenerli così anche da adulti.
Perché è importante una visita ortodontica nei primi anni di vita
Quando si è bambini, le ossa sono ancora malleabili, non solidificate, e quindi fanno meno resistenza ai trattamenti correttivi ortopedici. Infine, il bambino ha meno esigenze estetiche rispetto a un adolescente e quindi sopporta meglio l’eventuale apparecchio intraorale. Gli aspetti clinici sono altrettanto importanti, se non di più, naturalmente.
Dai 4 ai 10 anni siamo nell’età giusta per anticipare malocclusioni, ossia lo scorretto contatto dei denti tra loro. Sapete cosa succede nel tempo se questa problematica viene ignorata? Arrivano effetti e difetti posturali, di deglutizione, di respirazione e tanto altro. Tutti malesseri che abbassano la qualità della vita del bimbo che sta crescendo. Si può evitare che una malocclusione iniziale sfoci in una dismorfosi stabilizzata, il che – quando si diventa adulti – porta a interventi lunghi, invasivi e fastidiosi. Se si elimina il problema all’origine, togliendo anche abitudini viziate, si aiuterà il bambino a incamminarsi su una vita sana.
Insomma, in conclusione, la prima visita o un vero e proprio monitoraggio ortodontico vanno fatti nella fase iniziale di una persona. Si può supervisionare il completamento della dentatura decidua, individuare vizi comportamentali che possono poi diventare problemi cronici, si motivano genitori e bambini a seguire con perizia le giuste manovre di igiene orale. Si crea un clima di cooperazione e fiducia tra specialista e paziente. Che, da adolescenti e da grandi, favorirà le giuste cure senza paura.
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Ortodonzia: il dibattito su benefici e danni inizia in Germania
Sono passati più di 200 anni dalla prima pubblicazione dedicata all’ortodonzia, ‘The natural history of the human teeth describing che proper mode of treatment to prevent irregularities of the teeth’, a cura di Joseph Fox. Ma da allora non è ancora mai arrivata una base scientifica solida che sostenga le indicazioni non estetiche. L”American Journal of Orthodontics‘ scrive anch’esso che le malocclusioni non sono malattie, ma variazioni rispetto a una norma ideale. Qualcuno chiede addirittura di cancellarne il vocabolo dal lessico medico.
In Germania, i trattamenti ortodontici sono rimborsati dalle assicurazioni sanitarie obbligatorie. Ma la questione ora ha superato gli scritti puramente accademici per finire sui giornali (come il Frankfurter Allgemeine Zeitung); quest’ultimo ha criticato le ultime affermazioni del Bundesrechnungsgof, organo con funzioni di controllo di spesa. Questo organo si era chiesto se esistesse una motivazione perché l’ortodonzia rientrasse tra le prestazioni assicurate come è previsto per altre prestazioni e aveva criticato il ministero della Salute per non aver neanche guardato e valutato richieste arrivate già precedentemente dal Deutsche Institut für Medizinische Dokumentation und Information. Ma perché questo dibattito ha assunto tutta questa importanza? E’ tutta una questione di soldi. La spesa annuale per le assicurazioni è infatti pari a 1,1miliardi di euro.
A stretto giro di posta è arrivata la risposta della Dgkfo, società tedesca di ortodonzia. Con argomenti che anche molti clinici hanno definito deboli. Nel 2008, tra l’altro, la stessa società ammetteva a denti stretti che “la questione delle indicazioni dell’ortodonzia è tuttora aperta”.
Insomma, l’allineamento dentale porta indubbiamente benefici al mantenimento dell’igiene orale e alla salute parodontale. Si arriva più facilmente con lo spazzolino a pulire tutta la bocca, placca e tartaro si accumulano di meno, non c’è il rischio o è basso di trauma masticatorio. Quindi, l’ortodonzia è utile per ridurre il rischio di carie. Cyril Sadowski, però, nel 1981, scriveva: “Per quanto riguarda il paradonto, al trattamento ortodontico non si possono attribuire benefici significativi e neanche effetti negativi”. Passati oltre 20 anni, l’Università di Washington ha confermato che mancano fondamenti scientifici validi sull’argomento. Anzi, ci sarebbero effetti leggermente negativi (-0,03 mm di altezza delle gengive, -0,13 mm di osso alveolare, +0,23 mm di profondità di tasca).
I dubbi sui benefici dell’ortodonzia
Bisogna dunque mettere da parte anche la correlazione tra il regolare allineamento dei denti e la perfetta igiene orale. Anzi, ci sarebbero dei sanguinamenti gengivali in più (20 su 96 soggetti trattati con l’ortodonzia e 18 su 96 non trattati). Anche l’avere meno carie pare essere un assunto che viene meno. Hafez e i suoi colleghi, avendo trovato solo otto articoli di buon livello sui 6.914 esaminati, affermano: “Quattro articoli non riportano associazioni tra carie e affollamento, due una correlazione negativa, una riporta una correlazione diretta e significativa, un altro una correlazione positiva nella regione mandibolare anteriore, ma negative nella regione mascellare posteriore”.
Bisogna abituarsi bensì al fatto che oggi non ci sia un metodo scientificamente valido che classifichi la gravità di una malocclusione. Mancani i nessi causali tra segni di malocclusione e problemi di salute orale. Il trattamento ortodontico non migliora neanche la masticazione, a parte alcuni interventi chirurgici. La scienza riesce a sostenere solo un beneficio dell’ortodonzia: il benessere psichico. Gli autori parlano di “Moderato aumento del benessere emozionale e sociale”. Poca cosa.
Finora abbiamo parlato dei presunti benefici, ma c’è anche chi ha posto in evidenza i danni causati dall’ortodonzia, arrivando a calcolare 500 milioni di dollari solo negli Stati Uniti. Parliamo di decalcificazioni che lasciano cicatrici nel 15% dei pazienti, costretti poi a un intervento di restauro. Un dibattito molto interessante, dunque. Che pare bocciare l’ortodonzia. Ma sul sito dell’American Association of Orthodontists si legge che “A good bite makes it easier for you to bite, chew and speak”. Che sia perché un trattamento ortodondico, oltre oceano, costa da 4,685 a 7.135 dollari? E perché, nel 2010, i pazienti in cura erano cinque milioni circa?
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I bambini hanno paura del dentista? Con la digitopressione passa
Se l’essere umano, per sua natura, tende a temere il dentista, a maggior ragione è molto probabile che un bambino abbia quasi terrore di una visita, un trattamento o, comunque, di sedersi sulla poltroncina.
Come fare, allora? Il dentista deve dimostrarsi amico del minore. Lo può fare molto semplicemente riducendo l’ansia con farmaci o senza.
Solitamente, nell’odontoiatria pediatrica si tende a utilizzare metodi che non prevedano l’assunzione di farmaci. Uno di questi è la digitopressione, che agisce un po’ come l’agopuntura, ma con una sostanziale differenza: non si utilizzano gli aghi. Vengono usati altri strumenti per stimolare le parti interessate.
Recentemente, uno studio pubblicato sul ‘Pediatric Dentistry’ ha messo in rilievo proprio la capacità della digitopressione di togliere l’ansia nei bambini durante i trattamenti odontoiatrici.
Vediamo come si è svolta la ricerca poi pubblicata. Sono state prese a campione persone tra gli 8 e i 12 anni, sottoposti a terapie conservative presso il Dipartimento di pedodonzia e odontoiatria preventiva al College ospedaliero di Narayana, in India. Tutti, ma in modo casuale, sono stati divisi in più gruppi.
L’1 ha visto l’utilizzazione della digitopressione su due punti considerati fonte di ansia: Ying Tang e Shen Men; nel gruppo 2 è stata utilizzata la digitopressione su due punti non documentati per ridurre l’ansia (bordo laterale del sopracciglio sinistro e punta del concha, punto zero); nel gruppo 3 non è stata utilizzata la digitopressione.
Come sono stati registrati i livelli di ansia
Il livello di ansia è stato misurato tramite la scala Modified Child Dental Anxiety (MCDAS). Sono state usate sfere di digitopressione con strisce adesive sui punti selezionati per i gruppi 1 e 2.
L’ansia è stata valutata prima e dopo il trattamento. La scala di Frankl è stata utilizzata per valutare il comportamento di tutti i piccoli pazienti. Registrato, infine, un parametro fisiologico come la frequenza del polso.
Hanno partecipato allo studio 225 bambini, 75 per gruppo, età media 10,5 anni. Tra di loro, 133 ragazzi e 92 ragazze. Chi era nel primo gruppo, ha dimostrato uno stato d’ansia basso, chi era nel gruppo 2 e 3 ha invece avuto un aumento dello stato ansiogeno.
La ricerca ha dunque confermato che la digitopressione può essere utilizzata invece dei farmaci per ridurre l’ansia dentale nei bambini che si devono sottoporre alla classica visita dal dentista.
Anche per gli adulti, ci sono implicazioni cliniche naturalmente. La digitopressione può essere usata invece del protossido d’azoto o dei farmaci ansiolitici e rilassanti.
Nei bambini, come detto, può essere l’unica soluzione visto che sono gli stessi genitori a preferire che non venga somministrato ai figli alcun farmaco.
Anomalie di struttura dentaria in età pediatrica: come si trattano
Anomali dentarie in età pediatrica
Prevenzione fondamentale, così come l’approccio multidisciplinare se la patologia è sistemica o di natura genetico-ereditaria
Cosa sono le anomalie dentarie di struttura nel paziente pediatrico? E come si trattano?
Prima di tutto, va detto che una diagnosi in più veloce possibile aiuta a migliorare sensibilmente sia il trattamento sia la vita di tutti i giorni dei pazienti con questa patologia.
Non esiste un solo tipo di intervento perché dipende dai denti interessati, dall’entità del tessuto dentario interessato, dalla presenza di sensibilità.
Sarà il dentista a scegliere il metodo terapeutico migliore, considerando pure l’estensione delle anomalie e quanto il paziente è collaborativo.
Andiamo adesso a scoprire di cosa si tratta. Si scrivono anomalie, si leggono alterazioni della struttura esterna o interna della dentatura e possono colpire sia denti da latte sia permanenti.
Le anomalie di struttura possono essere determinate da disturbi ambientali, nutrizionali o derivanti da un trauma, ma possono anche essere genetiche ereditarie e persino spontanee. In questo contesto, elemento fondamentale è la prevenzione.
Siccome siamo in età pediatrica, diventa necessario un follow up ravvicinato dentista – paziente. Le terapie sono sia semplici sia complesse. Le seconde comprendono quelle endodontiche, i restauri protesici o la terapia che combina l’ortodonzia restaurativa e quella protesica.
Importante è l’approccio multidisciplinare per risolvere il sintomo, ripristinare l’aspetto estetico, morfologico e funzionale degli elementi dentari che erano affetti da anomalie strutturali. Come già detto, le anomalie possono essere causate da un concorso di eventi che si verificano nella fase dello sviluppo dentario.
Possono essere anomalie di numero, di sede, di posizione, di forma, di volume, di struttura e di sviluppo.
Tra le cause più comuni di anomalia di struttura troviamo la fluorosi, l’ipoplasia di Turber, la Molar Incisor Hypomineralization, l’amelogenesi imperfetta, la dentinogenesi imperfetta, la displasia dentinale, nonché anomalie dovute a condizioni sistemiche, tra cui ricordiamo l’epidermoliosi bollosa, il rachitismo e l’odontodisplasia regionale.
Gli obiettivi del trattamento terapeutico sono sostanzialmente quattro: eliminare la sensibilità, prevenire lo sviluppo di carie per gli elementi colpiti dall’anomalia, ripristinare le normali funzioni orali e, se necessario, ristabilire la dimensione verticale di occlusione.
Se, poi, le anomalie sono a carico dei denti davanti, risolverle permette di ritrovare il sorriso ai pazienti.
Se le patologie sono causate da genetica o se sono sistemiche, non agisce solo l’odontoiatra, ma anche altri specialisti.
Chiudiamo ricordando che il trattamento definitivo viene solitamente fatto al termine dell’adolescenza o del completamento della dentatura definitiva.
Denti spezzati trattati con staminali: la polpa si rigenera
Denti spezzati: le nuove tecniche di rigenerazione
I denti spezzati possono ricrescere. La scoperta è stata fatta da un’equipe di odontoiatria infantile, che ha lavorato utilizzando cellule staminali prelevate dalla radice dei denti da latte dei bambini al fine di rigenerare elementi permanenti che si erano rotti.
La ricerca è stata effettuata alla Quarta Università di Medicina di Xi-an, in Cina. Il team era composto da Songtao Shi (Università della Pennsylvania), Yan Jin, Kun Xuan e Bei Li.
Poi è stata pubblicata su ‘Science Translational Medicine’. Inutile dire che si tratta di uno studio che può avere svariate applicazioni.
Infatti, quando un bambino che sta giocando cade, rovinandosi la bocca, c’è il rischio che la botta vada a colpire un dente permanente in formazione. Il che può impedire l’afflusso di sangue e il conseguente sviluppo della radice.
Come funziona
Dopo l’infortunio, però, si possono ripristinare tutti gli elementi a livello di polpa, dentina, smalto, legamenti, connettivo, circolazione sanguigna e terminazioni nervose. Riparare quindi interamente il danno.
Shi spiega il lavoro così: “Questo trattamento restituisce ai pazienti il sorriso, la sensibilità. Scongiura la devitalizzazione. Possono sentire di nuovo il caldo e il freddo, hanno di nuovo denti vivi”. Prosegue: “Finora abbiamo dati di follow-up per due-tre anni e abbiamo dimostrato che questa è una terapia sicura ed efficace”.
Shi lavora da dieci anni circa sulle possibilità delle cellule staminali dentali. Tutto nacque dopo averle scoperte nei denti da latte di sua figlia.
Cristiano Tomasi, associato presso il dipartimento di Parodontologia dell’Università svedese di Goteborg, nonché membro della Società italiana di Parodontologia e Implantologia (SIDP), dice: “Se nei bambini una caduta porta a una frattura, può succedere che il nervo del dente resti esposto parzialmente”.
Cosa che può provocare un’infezione e, quindi, alla devitalizzazione del dente stesso. Finora, per evitare questo inconveniente, si cercava di mantenere la polpa vitale con l’incappucciamento della polpa, riempiendo se possibile la cavità con materiale artificiale in grado di far ricostituire la dentina.
Un processo chiamato ‘apecificazione’ che, però, non sempre portano a guarigione completa di dente e radice.
Ecco perché la ricerca cinese-americana è in grado di rivoluzionare la situazione. Lo studio è stato compiuto su 40 bambini cinesi con incisivo permanente danneggiato; 30 sono stati sottoposti al trattamento con staminali, gli altri 10 con apecificazione.
Dopo 12 mesi, sono stati controllati tutti e 40. Soltanto i denti di chi era stato curato con le staminali aveva di nuovo sensibilità. Facendo ulteriori indagini, si è scoperto che le cellule staminali avevano portato alla rigenerazione di varie parti della polpa dentale.
Il dente del giudizio: l’estrazione è ormai intervento di routine
Dente del giudizio: estrazione di routine
Se l’estrazione di un dente incute paura in molti di noi, quella del dente del giudizio provoca addirittura terrore. A volte, poi, si tratta di rimuoverne più di uno.
Eppure, al giorno d’oggi, questo è un intervento di routine per i dentisti, un po’ come l’appendice per un chirurgo. Sappiate che sottoporsi a questa operazione può essere utile anche quando non si ha una malattia in atto.
I cosiddetti terzi molari fanno il loro esordio nella nostra bocca tra i 18 e i 25 anni. Solitamente, quando iniziano a comparire, si ha male al dente. Il motivo? Sono piuttosto veloci a spuntare dalle gengive.
Il dolore, ma anche altri disturbi che possono sopravvenire e il sovraffollamento dentale impongono spesso l’estrazione. Ci sono tuttavia casi in cui l’intervento viene effettuato a fini preventivi.
Un dente del giudizio può venire tolto per salvaguardare la posizione corretta e il giusto allineamento degli altri denti, evitando così la futura malocclusione dentale o i denti storti.
Insomma, decidere di fare l’operazione non appena il dente del giudizio esce dalla gengiva è fortemente raccomandato. Come detto, c’è anche un momento in cui può diventare inevitabile sottoporsi all’intervento chirurgico.
In caso di affollamento, si fa fatica a pulire gli altri denti in modo adeguato oppure si hanno difficoltà a masticare.
C’è la possibilità di corrosione del dente vicino, oltre che infiammazione e dolore nel momento in cui il nuovo ‘nato’ spinge contro le radici del dente adiacente; in caso di grave infezione al dente del giudizio dovuta a carie, pulpite, ascesso o granuloma.
L’otturazione e la devitalizzazione non sono utili in caso di dente del giudizio; inclusione dentale: il dente del giudizio viene fermato nel suo cammino di crescita e di sviluppo e resta così intrappolato dentro l’osso mandibolare e mascellare, diventando facile bersaglio di infezioni, ascessi, cisti e carie; se c’è infiammazione delle gengive, a causa di mal di denti cronico, per pericoronite, ossia quando un dente del giudizio è parzialmente o completamente rotto e può provocare dunque infiammazione e dolore ai denti vicini.
Come ci si prepara all’intervento
Trattandosi di un intervento chirurgico a tutti gli effetti, esiste una preparazione. La visita dallo specialista, con radiografia, permette al dentista di essere sicuro della posizione e della salute del dente del giudizio.
Il paziente deve sapere a quali rischi va incontro e quali possono essere le complicanze. È infatti possibile avere dolore post-operazione, piccole emorragie, riduzione temporanea della capacità di masticare e alterazione nella posizione dei denti attigui.
Il medico va informato in caso di allergie e malattie pregresse o in corso. Anche la gravidanza non va taciuta. Nei quattro giorni precedenti all’estrazione, la pulizia orale va fatta con colluttori medicati-disinfettanti, molti dentisti prescrivono pure l’antibiotico. Si pratica l’anestesia locale, a meno che i pazienti abbiano paura o abbiano facilità nel vomitare.
I più difficili da eliminare sono i denti del giudizio inferiori. In questi casi, una tecnica molto utilizzata è ridurre il dente prima in più pezzi. Al termine dell’intervento, si applicano solitamente punti di sutura per evitare il più possibile il sanguinamento.
L’eventuale ematoma, così come il gonfiore, in 1-3 giorni scompaiono. Anche le emorragie gengivali, entro certi limiti, sono tollerate e considerate normali. Il dolore può essere ridotto o eliminato con antidolorofici.
Allineare i denti con la nanotecnologia
La nanotecnologia per allineare i denti
Nanotecnologia, una parola e un concetto che fino a pochi anni fa non si conosceva. Oggi viene utilizzata in tanti campi e, tra questi, c’è anche la chirurgia dentale.
Uno studio recente, pubblicato su Acs Nano, fa vedere infatti che le nanoparticelle, insieme agli enzimi, possono essere usate per i piccoli interventi di chirurgia della bocca oppure per orientare nuovamente denti che sono gravemente disallineati, portandoli ad avere la posizione corretta.
Avi Schroeder, di Technion, in un articolo che invece è stato pubblicato su Phys.org, spiega a che punto siamo: “Stiamo cercando di modificare un dogma di 5 mila anni sul modo in cui eseguire gli interventi chirurgici”.
A oggi, il bisturi non è in grado di riconoscere un tessuto sano da uno danneggiato; qui entrano in gioco gli enzimi modificati che possono andare a degradare specificamente i tessuti non sani, senza danneggiare quelli che invece non soffrono di patologie.
Denti disallineati: l’operazione diventa meno dolorosa
C’è poi un altro intervento di chirurgia dentale che la nanotecnologia può facilitare: l’allineamento dei denti. La malattia ha il nome di malocclusione dentale e, solitamente, si tratta con una procedura chirurgica piuttosto dolorosa e fastidiosa.
Gli enzimi modificati, però, potrebbero rimuovere le fibre di collagene che collegano i denti all’osso; in un secondo momento, altre biomolecole sarebbero usate per ricostruire le fibre dopo l’allineamento dei denti.
I test sono stati fatti con i topi e i risultati sono positivi: oltre al migliore allineamento dei denti, il recupero è più veloce e si sente meno dolore rispetto agli interventi di chirurgia tradizionale. Non solo: dopo l’operazione tradizionale, oltre il 40% dei pazienti ha una recidiva. Con gli enzimi modificati, questa percentuale nei ratti è decisamente calata.
Ci è mancato poco che Schroeder dicesse che si sta facendo la storia, tanto era l’entusiasmo alla fine degli esperimenti in laboratorio sui topi: “Abbiamo dimostrato per la prima volta l’approccio alla biochirurgia. Abbiamo in programma di estendere ad altri organi e procedure più impegnative questo metodo”.
Del resto, negli Stati Uniti, ogni anno oltre 5 milioni di persone si rivolgono a dentisti e ortodontisti, secondo l’American Association of Orthodontists.
In alcuni di questi casi, il disallineamento dei denti è talmente accentuato che è necessario l’intervento per tagliare le fibre di collagene sotto le gengive. Molti pazienti decidono di rinunciare quando gli viene detto che la procedura è dolorosa e invasiva.